Progetto Internazionale “LiberaMente / IS CONTEMPORARY ART A PRISON?”
“L’arte contemporanea, la prigione e il mercato delle vacche grasse”
Presentazione di Sandro Bongiani, 30 settembre 2023
Riprendo il lavoro svolto in un seminario organizzato a Palermo, da Luigi Russo nel 1982, di una inchiesta “sociologica” volutamente provocatoria, una sorta di progetto partecipativo di un artista argentino Horacio Zabala che aveva inviato negli anni 70’ a duecento persone di ventitre paesi un foglio bianco con l’intestazione “Oggi l’arte è un carcere”. Una campionatura delle numerose risposte poi pubblicate in un volume nel 1982. Dal seminario i contributi di Mario Perniola, Ermanno Migliorini, Enrico Crispolti e il filosofo Jean Baudrillard sono stati tutti concordi nel ritenere che l’arte può essere anche una prigione. Per l’occasione il filosofo Mario Perniola scriveva "l'arte è un carcere, perché gli artisti sono dei carcerieri; essi tengono imprigionata la creatività che si potrebbe manifestare nella società con ricchezza di forme e di espressioni". Il carcere per le false avanguardie è la società, il suo astratto ordine pianificato. Perché questa premessa, perché l’arte proposta dal sistema culturale ufficiale viene pianificata da tempo in funzione di un ritorno economico sia del gallerista che dell’artista e anche dal curatore di turno che preferisce essere utile al sistema accettando il ruolo di subalterna condizione. Di fatto, l'arte "ufficiale" si adatta alle tattiche e alle mode pre-confezionate producendo oggetti spesso sciatti che la critica asservita, cerca in tutti i modi di avvalorare, dando motivazioni di vario genere a giustificare le qualità che a volte nelle opere non c’è. Anche da queste considerazioni nasce il mio interesse a utilizzare da tempo delle “piattaforme alternative virtuali” proponendo l’altra faccia della medaglia dell’arte; quella che a lungo viene celata rispetto i dettami imposti nel panorama del sistema dell’arte ufficiale. Proposte e esperienze di ricerca varie che io riassumo complessivamente come “operazioni marginali attive”.
“Lo stereotipo dell’arte è l’anticamera del pregiudizio e del provvisorio”
Viviamo una situazione anestetizzata, decisamente provvisoria che non permette una riflessione seria della nostra precaria condizione. La monotonia delle proposte e l'attenzione ansiosa e assillante verso il mercato e il collezionismo non aiuta molto, con personaggi assoldati a vario titolo che costringono l'arte alla dispersione e all'inerzia delle idee. L’atto creativo deve tornare a essere fondamentale criterio fondante dell’agire artistico e nel fare ciò occorrerà indagare la vita per restituire i fremiti e le essenze percettibili del reale, divenuta da diverso tempo materia di inutili sconfinamenti anacronistici che non evidenziano affatto il ruolo che deve avere la ricerca artistica votata oggi, insistentemente allo stereotipo e alla ripetizione del già fatto. In queste precarie condizioni ci chiediamo se l'arte oggi sia costretta a condividere la prigione oppure se può avere ancora un auspicabile ruolo di fattibile orientamento per il nostro provvisorio prossimo futuro?
Che differenza c’è tra ‘prigione’ e ‘carcere?
Per attivare questo progetto internazionale di arte partecipata ci siamo chiesti quale parola utilizzare per definire questa condizione di costrizione. Che differenza c’è tra ‘prigione’ e ‘carcere’. L’arte contemporanea, secondo noi, non è un carcere ma una prigione. La parola “carcere” deriva dal verbo latino coerceo che significa contenere ma anche domare, reprimere, frenare, costringere all’obbedienza, mentre la parola “prigione” non è sinonimo di carcere ma di “reclusione” progettato come spazio di controllo, sorveglianza e ubbidienza. La prigione, pertanto, ha una funzione meramente preventiva, rimane decisamente funzionale a “raffreddare” le passioni di contrasto, prima di ritornare a partecipare al teatro della vita. Per cui lo spazio della prigione non è delimitato da mura fisiche, l’invisibilità su cui si fonda l’apparato di controllo si estende alla realtà attraverso i sistemi di reclusione dell’artista da parte del potere e del sistema dell’arte.
Il Sistema dell’arte è davvero una prigione?
Nel dibattito odierno sul Sistema dell’arte proposto recentemente da Achille Bonito Oliva su Robinson di Repubblica emerge una visione contraddittoria del termine “Sistema” che ABO utilizza appositamente per enfatizzare il ruolo cruciale e fondante per l’intera esistenza dell’Arte e dell’artista, celando opportunamente altri vissuti, come per esempio, il sistema mafioso, massonico, speculativo, lobbistico, politico che la parola nasconde. questo suo celebrato “sistema” dell’arte a noi sembra come un insieme di figure dotate di grande potere decisionale ed esecutivo, una sorta di consorteria affaristica, saldamente strutturata e motivata, per niente inclusiva di cui fanno parte i soliti Artisti, Critici, Curatori, Gallerie, Collezionisti, Musei, Fondazioni, Mass Media e Mecenati tutti uniti tra loro e partecipi a questa mattanza del mercato e alla gestione totalitaria a circuito chiuso dell’Arte. Un sistema decisamente affaristico con una rigida casta strutturata e autoreferenziale, che sceglie e decide per noi quello che deve essere proposto o negato. Il problema è la metamorfosi ed inversione di ruoli che ha subito negli ultimi cinquanta anni il mondo dell’Arte con la critica sostituta da rampanti “Curatori demiurghi” votati a essere complici di un sistema corrotto che penalizza di fatto tutto ciò che è fuori da interessi personali e di gruppo. Dopo gli anni 70’ e 80’ questo fenomeno che ha inciso negativamente su tanti artisti delle ultime generazioni risulta ancora più complesso a causa di inappropriate imposizioni e privazioni, che da lungo tempo gli artisti non uniformati subiscono. Di certo questo “Sistema” consolidato dell’arte globale, rappresenta, sempre di più, l’immagine fedele della nostra precaria società che cerca ossessivamente l’evento plateale alla ricerca del piacere e del divertimento fine a se stesso negando all’artista e all’opera una possibile riflessione del mondo.
Viviamo ormai in un mondo uniformato e globale in cui abbiamo perso il valore della creatività e avvalorato la provocazione “tout court” fine a se stessa. Ormai si naviga a vista in un territorio sterile irto di dubbi e d’incertezze. Arte o Flop Art?, prima o poi, bisognerà mettere a nudo la grande truffa che ci costringe a credere, in nome della contemporaneità, che tutta l’arte sia quella che oggi viene presentata e imposta dal sistema ufficiale. Il gesto provocatorio di Marcel Duchamp aveva un senso e una logica negli anni 20, oggi viene imitato e utilizzato come atto formalistico e non più provocazione esistenziale. Un tempo, infatti, la provocazione sconvolgeva e destabilizzava i benpensanti e i moralisti, mentre oggi, nascendo come solo pretesto ha perso la forza distruttiva e mordente della dissacrazione per essere docilmente assorbita e resa innocua asetticamente come elemento codificato fine a se stesso. Per il momento la parola d’ordine è “Il suo valore risiede nell’idea”, con “l’idea di azzerare tutte le idee” facendo affiorare l’inconsistenza del pensiero divenuto vuoto e fenomeno provvisorio del giorno. Anche in questo caso il sistema autoritario dell’arte si fa promotore, interprete e garante del pretesto assunto a opera d’arte in quanto oggetto svuotato a servizio del mercato ufficiale dell’arte globale. L’importanza di Duchamp sta tutta nella pratica di inscenare interferenze e attriti all’interno dell’avanguardia, assai poco giustificabili e lecite oggi se proposte in questa nostra attuale contemporaneità da personaggi (artisti curatori e mercanti) che vogliono “addomesticare” volutamente la portata rivoluzionaria di questo artista.
Come possiamo accettare oggi la performance della finta spiaggia “Sun & Sea” con annessi bagnanti e figuranti in tenuta balneare con sottofondo leggere arie di finta operetta che si percepivano qualche anno fa nel padiglione della Lituania alla 58a Biennale di Venezia del 2019. L’opera Sun & Sea (Marina) affronta con leggerezza teatrale una situazione “soft”, si rivolge ad un pubblico disponibile presentando l’accadimento con toni ammiccanti e del tutto familiari. Decisamente una scena piacevole e ludica da Luna Park per una giornata piacevolmente spensierata da passare in modo diverso sotto il segno della finzione scenografica. Che dire poi, di una apprezzata saltimbanca italiana da sagra paesana “cavese” che incentra la sua pratica artistica sulla partecipazione pubblica attraverso la “spettacolarità”, coinvolgendo intere comunità sociali in azioni performative di incontro in cui vari media come la danza, la musica, l’azione scenica e i neon si riversano per divenire accadimento e momento puramente estemporaneo e collaborativo. Ormai in arte tutto fa brodo. Di certo, l'arte è stata uccisa ma è mantenuta ancora in vita come merce, e anche come spettacolo, con il fruitore che fa parte a pieno titolo della messinscena, di una spettacolarizzazione globale dove esserci è importante “perché così siamo” in questo povero pianeta di nessuno. Un mondo decisamente ribaltato al contrario in cui gli accadimenti provvisori prendono il posto della tensione e dell’invenzioni creativa. Performance, grandi installazioni, accadimenti multidisciplinari temporanei e teatrali a cielo aperto, tutto diventa esibizione e spettacolo. Di certo, la teatralità è una costante di tanti autori contemporanei votati al successo e alla condivisione al sistema ufficiale dell’arte. Ormai, le opere devono solo stupire se vogliono essere prese in considerazione dal sistema, che preferisce soluzioni ludiche e progetti dove la partecipazione attiva del pubblico nel processo estemporaneo e creativo è prioritaria.
Alle performances plateali dei musei compiacenti vi è anche la proposta del Van Gogh Museum di Amsterdam che propone persino un videogioco con i Pokemon. Oggi tutto è spettacolo con l’opera pensata soprattutto come divertimento e lunapark, il suo destino è soltando stupire e divertire il fruitore che ignaro si avventura in queste torbide acque prima di essere interamente assorbito. Si badi bene, non sto parlando del nobile teatro ma di stratagemmi per attrarre il grande pubblico a questi eventi fine a se stessi. Che sia tutto ciò il tentativo di omologare e uniformare le coscienze in un addomesticamento collettivo e planetario? Sovraprestazioni, sovracomunicazione, sovrastimolazione, sono, secondo il filosofo coreano Byung-Chul Han, le caratteristiche del nostro presente. La società senza dolore e della sopravvivenza dove “il corpo acquista potere là dove lo spirito si ritira”. Un corpo fragile, ipersensibile e rinunciatario, ossessionato solo dall’idea di sopravvivere. Da questa situazione perfino l’arte contemporanea ne viene profondamente contagiata. Gli artisti mainstream – secondo Byung-Chul Han - come Ai Weiwei oppure Jeff Koons, sono portatori di “levigatezze specchianti”. “L’opera d’arte provoca un urto, scuote chi la contempla. La levigatezza vuole soltanto piacere, non scuotere”. Nel mondo di oggi, “dell’l’inferno dell’Uguale” siamo prigionieri della società della depressione dalla quale è stata eliminata ogni alterità e certezza, ogni estraneità non consona ai dettami del potere culturale imperante.
Insomma, il problema sta tutto in questo cambiamento di idee e di scopi essenzialmente mercantili, imposto anche dal sistema globale dell’arte che ha preferito rimpiazzare il critico d’arte e assumere a proprio servizio nuove figure come i curatori, per imporre in modo più sicuro le proprie scelte. Ora tutto è possibile, anche giustificare la produzione di qualsiasi artista da imporre accreditando, di volta in volta, un ipotetico valore estetico. È in questo passaggio e “transitabilità”, da un oggetto qualsiasi in una accondiscendente valutazione estetica, che si ha la valorizzazione di un qualsiasi oggetto-feticcio a opera d’arte. Di fatto, non esiste più la categoria dei critici d’arte come s’intendeva un tempo, ma solo una finta e innocua azione critica da parte di molti per un fine essenzialmente speculativo, e secondo una logica produttiva utile al mercato. Un tempo l’arte veniva scritta passo dopo passo, dopo altrettanti verifiche posteriori, mentre ora, secondo questi fantomatici personaggi è da consegnare già alla storia. Troppi artisti, troppo mercato, troppe mostre, troppo denaro agitano gli animi che circola a valanga in nome dell’investimento finanziario e della speculazione. Le ultime avvisaglie riguardano l’interessamento complice da parte del sistema dell’arte della Street Art e della Cripto Art, due fenomeni recenti da imporre per ossigenare il mercato, piuttosto che interessarsi e sostenere, come coscientemente dovrebbe essere, artisti e visioni di lavoro che incarnino compiutamente l’originalità del pensiero creativo anziché la trovata occasionale e provvisoria. Diceva Duchamp, “l’artista del futuro dovrà scendere in clandestinità altrimenti sarà assorbito dal mercato”. Oggi per l’artista contemporaneo, la ricerca e la creazione sono l’unica soluzione se vuole sopravvivere a questa catastrofe imposta dal sistema ufficiale dell’arte con un atto di cosciente resistenza al mercato e alle sue astratte leggi.
Arte, denaro e media: parlano gli artisti
L’artista Emilio Isgrò confessa che “oggi se non sei omologato non arrivi, non ti considerano. Alcuni artisti sono altamente quotati per motivi ignoti, c’è tanta apparenza, poca ricerca e poca sostanza” Io non sono uno disposto a tutto, ritengo che il mondo abbia più bisogno di poeti perché è un uomo libero da interessi economici, l’arte che si faccia per comunicare è un concetto che ha messo in giro un certo tipo di mercanti a cavallo tra gli anni ’70 e ’80. Nel recente passato è stato diffuso il mito populista che l’arte debba essere per tutti.’ Non è vero, non è per tutti. L’arte presentata e destinata al pubblico come accadimento di un evento-spettacolo, non ha destino, nasce e muore nel momento in cui accade. Il sistema ufficiale dell’arte, dopo Marcel Duchamp, prodotta dal presupposto che l’arte è da considerare “tutta contemporanea” e che tutti, di conseguenza, possono essere artisti ha preferito l’azione creativa come evento comunicativo che ammalia il pubblico sempre più spesso disponibile a condividere tali proposte. Non a caso le fiere, la visita alle Biennali, il mettersi in fila per ore prima di entrare a vedere una mostra nata da ossessivi tam tam pubblicitari sono il chiaro indizio di un malessere di questa infelice società, che per paura della solitudine e di un possibile protagonismo, (diceva Andy Warhol, 15 minuti di successo non si negano a nessuno), desidera essere compartecipe di tali proposte dove è consentita la sola partecipazione e non la riflessione. Questo infame stratagemma commerciale fa parte del sistema ufficiale politico e culturale dell’arte.
La polemica del giorno nasce oggi anche e soprattutto, dalla assenza permanente della critica d’arte e anche da insensate affermazioni come quelle di Achille Bonito Oliva, A.B.O o se preferite B.O.A, che qualche mese fa ha rivolto agli artisti affermando: “voi non vendete, non siete artisti”. Un dibattito in corso tormentato fatto di attacchi, secondo le diverse fazioni, con risposte al cianuro che avvelenano il dibattito in corso. Per l’occasione anche Ugo la Pietra, artista di primo piano della scena italiana dal secondo novecento a oggi ci da una sua personale versione. Già nei primi anni 70’ in occasione di una manifestazione artistica a Belgrado, Bonito Oliva aveva spiegato agli “artisti” jugoslavi che pur essendo produttivi in termini di opere realizzate, di fatto non potevano essere considerati artisti, sentenziando: “L’arte è tutta quella che sta nei libri di storia dell’arte”, e “le vostre opere potranno essere definite opere d’arte solo quando verranno vendute ed entreranno nel sistema dell’arte”. L’arte, secondo lui, per certi versi vale s’è legata al “risultato, aggiungendo: un’opera e il suo autore in questo momento storico valgono quando hanno una funzione, e una funzione pratica; se riescono a inserirsi prontamente in un determinato contesto fatto di risultati concreti, di riconoscimenti per esempio, o comunque di comunicazione e di informazione. Un’opera si realizza e si concretizza, per così dire, solo nella sua rappresentazione comunicativa” - aggiungendo -“Difficilmente oggi un’opera che non attrae l’attenzione, che non salta all’occhio riesce a esistere”.
Ma cosa pensano gli artisti partecipanti a questo progetto internazionale?
Gran parte degli artisti presenti a questo nuovo progetto sono legati da un costante dialogo e sodalizio tra loro, pensano che l’arte contemporanea sia ormai una assidua prigione imposta dal necrotico sistema dell’arte di oggi, ma risulta, comunque, anche una significativa possibilità di ricerca atta a sperimentare e manifestare nuovi e possibili percorsi d’indagine in una dimensione al di fuori del sistema, anche a condizione dell’anonimato. Infatti, secondo l’artista Marcello Diotallevi “L’arte può essere anche una prigione ma, sempre con le porte aperte”, inoltre, che “L’arte ci libera dalle prigioni della mente” essendo “una via di fuga … è evasione” di Mirta Caccaro, "Tell to truth with humor, to stay free”, (Raccontare la verità con umorismo, per rimanere liberi) di Coco Gordon, “Artisti imprigionati dal mercato dell’arte e… dal copyrigt” di Domenico Ferrara Foria, “Now every shit is art” (adesso ogni merda è arte) di Fabio di Ojuara, "Surveiller et punir", (sorvegliante e punitore) di Guy Bleus, "Make that visible what others overlook" (Rendere visibile ciò che gli altri trascurano) di Horst Tress. Anche le brevi frasi aggiunte nelle opere arrivate sono significative di un malessere, come per esempio: “LiberaLaMente” di Giovanni Bonanno, “Scavalcare il sistema dell’arte” di Ilia Tufano, “L’artista è un evaso” di Mauro Molinari, “Liberamentevola” di Silvana Leonardi, “Passione” di Maya Lopez Muro, ci raccontano di riflessioni e convincimenti capaci di risvegliare gli animi e le coscienze per troppo tempo lungamente assopite che nascono essenzialmente da una pratica trasversale ai margini, preferendo l’invenzione e la creatività in un fluire di esperienze svincolata da un ipotetico centro in grado di declinare in nuove forme espressive. Le opere e i materiali presenti in questa rassegna nascono giustappunto dal bisogno di collocarsi coscientemente oltre il confine, in un’area di ricerca “marginale attiva” intesa come il luogo privilegiato per rilevare nuove ipotesi di lavoro che nella dimensione creativa e mentale possano proficuamente suggerire rinnovate nuovi percorsi di lavoro. Permane in tutti loro la proposta convincente di una ricerca in un particolare campo di azione, capace di definire nuove invenzioni creative rispetto al modo spesso ripetitivo e monotono proposto dal sistema globale dell’arte.
OPERE NELLE 4 SALE
ROOM 1 / Artists present Is Contemporary Art Prison?
Franco Panella, Monreale – Italia, Noemi Marotta, Napoli, (Accademia di belle arti di Napoli) – Italia, Jack Seiei, Tokio – Giappone, Chuck Welch (CrackerJack Kid), Peterborough, - Usa, Alexander Limarev, Novosibirsk – Russia, Ruggero Maggi, Milano – Italia, Ombretta Gazzola, Corigliano - Rossano – Italia, Ryosuke Cohen, Ashiya City – Giappone, Maya Lopez Muro, San Giovanni Valdarno – Italia, Ernesto Terlizzi, Angri – Italia, Michel Della Vedova, Limoges – Francia, John M. Bennett, Columbus – Usa, Mirta Caccaro, Dueville – Italia, Coco Gordon, Lions – USA, Rosa Gravino, Canada de Gomez – Argentina, Rosalie Gancie, Hyattsville – USA, Uwe Hofig, Erfurt – Germania.
ROOM 2 / Artists present Is Contemporary Art Prison?
Giovanni Bonanno, Salerno – Italia, Alessandra Angelini, Trivolzio – Italia, Guy Bleus, Tongeren – Belgio, Silvana Leonardi, Roma – Italia, Guroga, Venezuela, Mauro Molinari, Velletri – Italia, Irina Novikova - Republic of Belarus, Serse Luigetti, Perugia – Italia, Marcello Diotallevi, Fano – Italia, Oronzo Liuzzi, Corato – Italia, Emilio Morandi, Ponte Nossa – Italia, Domenico Ferrara Foria, Foria – Italia, Alexander Charistos, Vienna, Austria, Gabi Minedi, Sant'Omero - Italia, Maria Castillo - Argentina, Fabio Di Ojuara, Cearà- Mirim – Brasile, Anna Pezone, Parete, Accademia di Belle Arti di Napoli – Italia, Daniele Virgilio, La Spezia – Italia, Horst Tress, Koln – Germania.
ROOM 3 / Artists present Is Contemporary Art Prison?
Lamberto Caravita, Massa Lombarda – Italia, Alfonso Lentini, Belluno – Italia, Pier Francesco Pusceddu, Mogoro, Accademia di Belle Arti ''Mario Sironi''di Sassari – Italia, Nicolò D'Alessandro, Palermo – Italia, Maria Gagliardi, Capua – Italia, Stella Maria Velasco, Argentina, Renata & Giovanni Strada, Ravenna – Italia, Alfonso Caccavale, Afragola – Italia, Paolo Gubinelli, Firenze – Italia, Ilia Tufano, Napoli – Italia, Michelangelo Mayo, San Josè California – Usa, Keiichi Nakamura, Tokio – Giappone, Benedetta Iandolo, Bologna – Italia, Giorgio Vazza, Alpago – Italia, Marzia Braglia, Rivara (San Felice sul Panaro) – Italia, Maria Josè Silva - Mizè, Oliveira de Azeméis – Portogallo, Maria Credidio, San Demetrio C. – Italia, Rosella Quintini, Civitanova Marche – Italia, Beatrice Basile, Cassano Allo Ionio – Italia.
ROOM 4 / Artists present Is Contemporary Art Prison?
Claudia Catanzaro, Argentina, Christophe Massè, Francia, Dragan Jukic, Bad Aibling - Germania, Giuseppina Testa, Trani, Accademia di belle arti di Foggia – Italia, Francesca Cenciarini, Senigallia – Italia, Lucia Spagnuolo, Civitanova Marche – Italia, Virginie Loreau, Herry – Francia, Bruno Cassaglia, Quiliano – Italia, Franco Ballabeni, Colico – Italia, Miguel Jimenez, Sevilla – Spagna, The Wasted Angel, Assebroek – Belgio, Antonio De Marchi Gherini, Gera Lario – Italia, Christiane Carrè, Cosne-sur-Loire – Francia, Bernhard Zilling, Berlino – Germania, Laura Pintus, Cagliari – Italia, Guido Capuano, Inspica – Italia, La Toan Vinh, Montreal – Canada, Rahsan Akarsu, Kayscri – Turchia, Ismail Utkli, Rayseri - Turchia.
Comunicato stampa
Mostra Collettiva Internazionale di arte contemporanea a cura di Sandro Bongiani con la partecipazione di 75 artisti e 128 opere archiviate nel Bongiani Art Museum di Salerno per una indagine sociologica sulla situazione attuale dell’arte contemporanea.
La Galleria Sandro Bongiani Arte Contemporanea è lieta di inaugurare presso lo spazio Sandro Bongiani Vrspace la mostra collettiva internazionale dal titolo: LiberaMente “IS CONTEMPORARY ART A PRISON?”. Per questo nuovo progetto a cura di Sandro Bongiani. abbiamo ripreso il lavoro svolto in un seminario organizzato a Palermo da Luigi Russo nel lontano 1982, di una sorta d'inchiesta “sociologica” volutamente provocatoria. Da quel seminario erano emersi i contributi di Mario Perniola, Ermanno Migliorini, Enrico Crispolti e il filosofo Jean Baudrillard in cui, tutti concordi, hanno ritenuto che l’arte può essere anche una prigione. Il filosofo Mario Perniola, per l’occasione, scriveva "l'arte è un carcere, perché gli artisti sono dei carcerieri; essi tengono imprigionata la creatività che si potrebbe manifestare nella società con ricchezza di forme e di espressioni", precisando, “il carcere per le false avanguardie è la società, il suo astratto ordine pianificato”.
Perché questo nuovo progetto dopo quello attivato nel 1976 dall’artista argentino Horacio Zabala, perché riteniamo che la situazione dopo oltre 50 anni trascorsi è profondamente cambiata. Oggi, l’arte proposta dal sistema culturale ufficiale e globale viene pianificata appositamente in funzione di un mero ritorno economico sia del gallerista che dell’artista e anche dal curatore di turno che preferisce essere utile al sistema accettando il ruolo di subalterna condizione. Di fatto - scrive Sandro Bongiani - “l'arte "ufficiale di oggi si adatta espressamente alle tattiche e alle mode pre-confezionate di tipo commerciale producendo oggetti spesso di poco conto che ovviamente la critica asservita cerca in tutti i modi di avvalorare dando motivazioni di vario genere a giustificare la qualità necessaria che nelle opere, spesso, non esiste”. Il resoconto puntuale di tale indagine viene contestualmente evidenziato nella presentazione in cui si fa una precisa analisi di ciò ch’è cambiato in questi ultimi decenni nel panorama globale e spesso monotono del sistema dell’arte contemporanea ufficiale.
Preview /AMACI – Sabato 7 ottobre 2023 ore 18:00 - L’evento partecipa alla diciannovesima giornata del contemporaneo promossa da AMACI - Associazione dei Musei d'Arte Contemporanea Italiani.
https://www.amaci.org/en/events/65018fad106577ef48e851ff
75 importanti artisti contemporanei presenti a questa rassegna internazionale del 2023:
Rahsan Akarsu, Kayscri - Turchia I Alessandra Angelini, Trivolzio - Italia I Franco Ballabeni, Colico - Italia I Beatrice Basile, Cassano Allo Ionio - Italia I John M. Bennett, Columbus - USA I Guy Bleus, Tongeren - Belgio I Giovanni Bonanno, Salerno - Italia I Marzia Braglia, Rivara (San Felice sul Panaro) - Italia I Mirta Caccaro, Dueville - Italia I Alfonso Caccavale, Afragola - Italia I Guido Capuano, Inspica - Italia I Lamberto Caravita, Massa Lombarda - Italia I Christiane Carrè, Cosne-sur-Loire - Francia I Bruno Cassaglia, Quiliano - Italia I Maria Castillo - Argentina I Claudia Catanzaro - Argentina I Francesca Cenciarini, Senigallia - Italia I Alexander Charistos, Vienna - Austria I Ryosuke Cohen, Ashiya City - Giappone I Maria Credidio, San Demetrio C. - Italia I Nicolò D'Alessandro, Palermo - Italia I Antonio De Marchi Gherini, Gera Lario - Italia I Michel Della Vedova, Limoges - Francia I Fabio Di Ojuara, Cearà-Mirim - Brasile I Marcello Diotallevi, Fano - Italia I Domenico Ferrara Foria, Foria - Italia I Maria Gagliardi, Capua - Italia I Rosalie Gancie, Hyattsville - USA I Ombretta Gazzola, Corigliano - Rossano - Italia I Coco Gordon, Lions - Colorado USA I Rosa Gravino, Canada de Gomez - Argentina I Dr. Klaus Groh, Oldenburg - Germania I Paolo Gubinelli, Firenze - Italia I Guroga - Venezuela I Uwe Hofig, Erfurt - Germania I Benedetta Iandolo, Bologna - Italia I Miguel Jimenez, Sevilla - Spagna I Dragan Jukic, Bad Aibling - Germania I Alfonso Lentini, Belluno - Italia I Silvana Leonardi, Roma - Italia I Alexander Limarev, Novosibirsk - Russia I Oronzo Liuzzi, Corato - Italia I Maya Lopez Muro San Giovanni Valdarno - Italia I Virginie Loreau, Herry - Francia I Serse Luigetti, Perugia - Italia I Ruggero Maggi, Milano - Italia I Noemi Marotta, Napoli, Accademia di belle arti di Napoli - Italia I Christophe Massè - Francia I Michelangelo Mayo, San Josè - California USA I Gabi Minedi, Milano - Italia I Mauro Molinari, Velletri - Italia I Emilio Morandi, Ponte Nossa - Italia I Keiichi Nakamura, Tokio - Giappone I Irina Novikova - Republic of Belarus I Franco Panella, Monreale - Italia I Anna Pezone Parete, Accademia di Belle Arti di Napoli - Italia I Laura Pintus, Cagliari - Italia I Pier Francesco Pusceddu, Mogoro, (Accademia di Belle Arti ''Mario Sironi' di Sassari) - Italia I Rosella Quintini, Civitanova Marche - Italia I Jack Seiei, Tokio - Giappone I Maria Josè Silva - Mizè, Oliveira de Azeméis - Portogallo I Lucia Spagnuolo, Civitanova Marche - Italia I Renata & Giovanni Strada, Ravenna - Italia I Ernesto Terlizzi, Angri - Italia I Giuseppina Testa, Trani, Accademia di Belle Arti di Foggia - Italia I The Wasted Angel, Assebroek - Belgio I Horst Tress, Koln - Germania I Ilia Tufano, Napoli - Italia I Ismail Utku, Rayseri - Turchia I Giorgio Vazza, Alpago - Italia I Stella Maria Velasco - Argentina I La Toan Vinh, Montreal - Canada I Daniele Virgilio, La Spezia - Italia I Chuck Welch (CrackerJack Kid), Peterborough - Usa I Bernhard Zilling, Berlino - Germania.
Sandro Bongiani Arte Contemporanea
Collettiva Internazionale di Arte Contemporanea
LiberaMente “IS CONTEMPORARY ART A PRISON?”
a cura di Sandro Bongiani
presso la Galleria Sandro Bongiani Vrspace
da Lunedi 2 ottobre a Sabato 16 dicembre 2023
Opening Lunedi 2 ottobre 2023 ore 18:00
ORARI: tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00
https://www.sandrobongianivrspace.it/
E-MAIL INFO: bongianimuseum@gmail.com
TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 3937380225