Ray Johnson & Coco Gordon
in “Collaborative collaborations”
Presentazione a cura di Sandro Bongiani con la collaborazione di Coco Gordon
In occasione di AMACI 18a Giornata del Contemporaneo e in contemporanea con la 59. Biennale Internazionale di Venezia 2022 viene presentata a Salerno la mostra “Ray Johnson & Coco Gordon, Collaborative collaborations” con 76 opere originali ancora inedite di Ray Johnson e Coco Gordon facenti parte della Collezione Ray Johnson dell’Archivio Coco Gordon di Colorado (USA).
Con questa ultima mostra sono 5 importanti eventi e un progetto internazionale realizzati quest’anno tra aprile e novembre del 2022 dalla Collezione Bongiani Art Museum dedicati all’artista Ray Johnson. La mostra a cura di Sandro Bongiani con la proficua collaborazione dell’artista americana Coco Gordon intende sottolineare la consapevolezza e la capacità di adattamento dei due artisti a una collaborazione sostenibile e necessaria per dialogare assieme e riformulare il corso del sistema dell’arte contemporanea. Una collaborazione dei due artisti americani durata oltre un ventennio di contatti e assidua frequenza, dagli anni 70 fino al 1995, anno della dipartita di Ray Johnson, collaborando attivamente assieme in interessanti scambi creativi che secondo noi era doveroso far conoscere.
Proprio il 13 gennaio Ray Johnson decise di suicidarsi gettandosi da un ponte a Sag Harbor, New York, per poi annegare. Coco Gordon, amica fidata di Ray, come lo sono stati Henry Martin, Bill Wilson, Bob Warner, Mark Bloch, ha più volte descritto l’esperienza duratura avuta con Ray, scaturita dai contatti diretti, colloqui, interviste e da momenti di vita comune assieme all’artista americano, tra il 14 e il 17 febbraio 1995 decise di descrivere ad un amico chi era veramente Ray, scrivendo: “Caro amico di Ray, sento il bisogno di descrivere chi è/era Ray, come lo conosciamo/lo conoscevamo noi suoi amici intimi. Così ho scritto in queste pagine cose che raramente vedo pubblicate nei tabloid o negli articoli di riviste su Ray Johnson. Nelle ore successive alla morte di Ray, ho avuto molte esperienze illuminanti tra Ray e i suoi amici che lo amavano/lo amavano raccontatemi al telefono. Dal momento che sento che tutti i diversi aspetti di Ray come li conosciamo/conoscevamo hanno lo stesso peso nel dare un suo ritratto come artista, ho deciso di scrivere gentilmente il suo vero ritratto, come lo sentivo e cosa ho veramente vissuto a contatto con Ray, raccontando incidenti e ricordi in modo semplice e diretto come se me lo stesse dicendo. Avrei voluto metterli in una sorta di ordine "passeggiata in prigione" o "vasca da bagno" oppure, in qualche altro ordine che tu hai sperimentato, Judy Hoffberg, aveva espresso l’interesse a pubblicarlo nel suo Umbrella Magazine, ma purtroppo è morta…”. A distanza di 60 anni dalla nascita della Mail Art (1962) e a 50 anni esatti (1972) dalla prima e unica mostra in Italia di Ray Johnson presso la Galleria Schwarz a Milano di Arturo Schwarz, con una presentazione di Henry Martin, ritorna in Italia ancora un altro importante evento con 78 documenti inediti tra opere, foto dell’artista, performances, testi scritti e corrispondenza postale inedita raccolti da Coco Gordon nel corso di oltre un ventennio di collaborazioni, ora archiviati e visibili in permanenza nell’Archivio Coco Gordon di Colorado (USA).
Una frequentazione continua di contatti tra i due artisti sostenuta con incontri giornalieri, telefonate, appuntamenti, invii postali, foto, passeggiate, uscite di gruppo, cene, partecipazione a meeting e relative annotazioni telefoniche da parte di Coco Gordon. Ciò ha permesso a Coco di conservare e annotare per diverso tempo gran parte del materiale ricevuto da Ray, con una interessante documentazione da far conoscere se si vuol capire un po’ meglio il pensiero e il lavoro di Ray che stava svolgendo nei diversi anni di lavoro attraverso l’esperienza innovativa della New York Correspondence Art School.
Esemplare e per certi versi illuminanti sono le numerose annotazioni nel tempo che fa l’artista Coco Gordon presentati ora a margine di questo evento con una sorta di analisi ben più lucida e rigorosa del lavoro svolto da Ray, scrivendo: “non avevo ancora realizzato una raccolta di idee raccogliendo le risposte che ho ricevuto dagli amici del Pre Pop Shop di Ray fino a poco tempo fa, che ora ho fatto per essere condiviso in questo importante evento di Ray Johnson in Italia presso la Galleria Sandro Bongiani Vrspace raccogliendo le caratteristiche e le sfumature personali di Ray Johnson per un ritratto il più possibile fedele, fatto di parole, appunti telefonate, oggetti e pensieri ora finalmente dichiarati.
-La visione di Ray l'ha chiamata "Pre Pop Shop", le conferenze erano allestimenti, aperture di buste, letture, missive sul posto, ribaltamenti di sedie, i ritratti tradizionali erano ritagli, sagome, contorni dei suoi stessi metodi, l'ombra di una piccola lampadina o la tua mano sul pavimento, tra le scoperte di Ray ci sono la stoffa magica e la vegetazione pericolosa…
-Ray ha posato la super-cross-connection-bahn a partire dagli anni '40 nello spirito di Einstein, dove l'azione e la reazione sono trapelate per lui, così ha mantenuto aperto il faro e il flusso per le generazioni future…
-I club delle scuole di Ray, le riunioni delle università, sono stati illuminati dai suoi contatti personali che ha incontrato e dai nuovi amici, ha inviato messaggi in bottiglia a cui è stata data una risposta personalmente a livello locale, ha stimolato le sue osservazioni e ricercato gli attributi naturali degli esseri viventi micro e macro, informando tutti i suoi nuovi discepoli, ogni incontro senza scrupoli è stato offerto loro…
-I "Nothings" di Ray erano una supplica zen per ascoltarlo. Gli appuntamenti di Ray con le persone sono diventati Nothings, coil, zen, strike, una passeggiata o un picnic, una festa o un meeting virginia Reel...
-Le "passeggiate carcerarie" di Ray si svolgevano religiosamente in luoghi abituali, a volte condivisi a volte segnalati sempre ricordati. il tocco di Ray sulla cultura popolare, TV, zines, fumetti, bar, ristoranti, club, riunioni era inesauribile, Betty Boop, Bunnyheads Buttons -- incontrava la sua non formattazione dei formati di scuole, università e giochi d'arte intuiti e virginia reels, compulsioni, anatomie sporgenti...
-Ray era gentile, divertente, innocente, veggente, querulo, mai gratuito, piacevano le feste, i picnic e le letture di poesie, amava e faceva visita ai suoi amici e i suoi AKA sono incondizionatamente amati per sempre, entrambi amavamo i numeri, le virgole e... i punti, i punti, i punti, i punti, il ripetersi infinito degli eventi della natura, ricominciano, ricominciano, le "passeggiate a remi", le "passeggiate in prigione" di Ray e le bottiglie con appunti all'interno gettate nel porto, venivano svolte religiosamente in luoghi abituali, a volte condivisi e a volte segnalati, spiagge, cigni morti…
-Ray ha creato nuovi linguaggi per le vecchie forme, le nuove forme e per le vecchie lingue, ha usato la sua macchina come palcoscenico, ha mangiato cibo, ha cucinato la "ricetta" di John Cage con fagioli borlotti e alghe, ha animato il mondo fabbricato, ha infilato tutte le nostre lune crescenti nelle sue buste per scuoterle e inviare, ha risposto al "semplificare, semplificare" di Thoreau con "Failure, Failure, Failure", i "gesti di scarto dell'usa e getta" di Ray (Thoreauaway) sono stati fondamentali in tutte le sue esibizioni e le corrispondenze….
-Ray viveva localmente, era un bio-regionalista naturale, coltivava nella sua regione spiagge, vita, mare, insetti, alberi, vegetazione, campi, rocce, terra, flora, detriti, tavole, chiodi, vasche da bagno, lumache, baccelli, discariche, poeti, artisti locali, tipografi, operai, riparatori, catalpa, fagioli, spine, serpenti, cigni, ratti, granchi, stronzi…
-Ray conosceva tutti i libri della biblioteca, le biblioteche erano sue complici, controllava ritualmente l'effetto dei movimenti delle maree, ha infilato tutte le nostre lune crescenti nelle sue buste per scuoterle e inviare, ha dato esempi di emancipazione e democratizzazione, l'ascolto, l'attivazione della recitazione, la detonazione dell'azione giusta, chi più chi fa cosa e tutte le permutazioni…
-Ray ha usato solo macchine fotografiche usa e getta di carta, negli ultimi anni ha fotografato allestimenti con oggetti, disegni, teloni del sole, della luna, ha trovato distese srotolate nei cassonetti delle città, su spiagge, in luoghi specifici e rivisitati,
-Ray ha modificato le grandi storie tradizionali di Audubon, arte popolare, Turner, Darwin, Thoreau, Buddha: le grandi tradizioni della natura, del mare, della pittura di ritratti e paesaggi, dell'indagine biologica, delle poesie dei cambiamenti degli ordini mondiali, della conversazione socio-spirituale…
-Ray ha stimolato le sue osservazioni e ricercato gli attributi naturali degli esseri viventi micro e macro, informando tutti i suoi nuovi discepoli, le misurazioni di Ray delle operazioni del mondo naturale si intersecavano con le loro formulazioni in corso, era inventore, cartografo, calamita e talvolta un parassita, come Rose Selavy ha coltivato il suo io erotico, trasmettendo i semi di tutte le zucche nella nostra percezione, per favore aggiungi e invia.
-Ray ha riflettuto, quanto tempo ci vuole per tirare fuori l'intero gomitolo di spago, anni dopo vedo Duchamp contare miglia di fili con cui ha riempito interi spazi aerei…
-Con i cubetti di ghiaccio, il suo “SEND” riorganizzato come “ENDS” scritto con strisce bagnate scure sulla lavagna, "quando si scioglie... nessuno lo saprà mai" era il suo ritornello seducente di tutti i tempi, forse il primo necrologio di Ray Johnson che non può essere cambiato, e intanto…, Ray Johnson saltò sui sassi e scivolò (sì, era umano)...
(Ho compilato - scrive Coco - un ritratto più intimo di Ray prodotto da amici, da tutti voi che avete toccato e toccato da Ray esperienze/storie/finestre/ brillanti/ impressioni oltre a quelle popolari apparse sui media).
Quella di Ray rimane una proposta decisamente considerata ai margini del sistema dell’arte ufficiale e diffusa ad ampio raggio, grazie alla capillarità del mezzo postale, in diversi paesi del mondo. E’ stato considerato dalla critica negli anni 60’ per essere “il più famoso artista sconosciuto di New York” e un pioniere della performance nell'uso della lingua scritta nell'arte visuale. Una ricerca che accoglie persino frammenti di oggetti di vita. Ray è stato “un assiduo raccoglitore di cose trovate e recuperate” per essere rimesse nel circuito della comunicazione e nell’arte restituendo a loro una nuova vita. Le associazioni delle cose e i processi in cui accadono realmente erano alla base della comunicazione visiva, una sorta d’indagine intesa come un “work in progress” assolutamente del tutto provvisorio, che non può avere mai una definitiva conclusione.
Una pratica per certi versi trasversale e nel contempo deviante e poco credibile agli occhi del sistema dell’arte ufficiale, basata essenzialmente sulla contaminazione tra i diversi strumentii espressivi: collage, fotografia, oggetti recuperati, disegno, performance, happening e testi scritti, utilizzando frequentemente il gioco oscuro delle parole, come per esempio, “SEND” riorganizzato come “ENDS”, oppure, “NO THINGS” diventato “NOTHINGS”, con una sorta di operazione, in cui “i giochi di parole non sono solo un fatto ludico”, fine a se stesso, ma un’altra diversa possibilità di liberarsi dalle costrizioni e dagli impedimenti e affidarsi all’invenzione e alla creatività della parola, avvalorata anche dalle collaborazioni attraverso dall’invio postale.
Nella parola “Nothing” come nel collage di Jeff - scrive Coco Gordon - non c’è la lettera “I”, in cui sotto le dita del piede c’è scritto “Martin Friedman”, a volte non scrive per tre volte la lettera “I”, oppure aggiunge “No I” come quello spedito a Chuck Welch. Nella mia personale esperienza con Ray il "NO I “' l’aveva scritto in occasione della mia mostra alla CHA SOHO Gallery nel 1982 sull’invito all'opera trap per pianoforte, scrivendo su un piccolo foglietto di carta la parola “noihtng”, opponendola come regalo di compleanno per John Cage con 70 rossi pistacchi sanguinanti in carta sulla parete della Galleria. Forse provava a comunicare nascostamente la sua scomparsa con un “i” scrivendo “Noihtng” anche dietro la mia t shirt dicendo di non perderla perché era molto importante… In questo modo nascosto annunciava già sommessamente agli amici la sua prematura scomparsa che poi realmente ha realizzato nel 1995 gettandosi in mare da un ponte a Sag Harbor, New York, e che la critica ha valutato come ultima opera testimoniale e finale di questo importante artista americano.
Diceva Ray: “ho semplicemente dovuto accettare che per una necessità di vita ho scritto molte lettere e dato via molto materiale e informazioni, ed è stata una mia compulsione. E mentre l'ho fatto, è diventato storia. È il mio curriculum, è la mia biografia, è la mia storia, è la mia vita”. I suoi progetti includono prestazioni concettualmente elaborate che si occupavano di relazioni interpersonali e disordini formali, diceva: "sono interessato a cose e cose che si disintegrano o si disgregano, cose che crescono o hanno aggiunte, cose che nascono da cose e processi del modo in cui le cose mi accadono realmente. Secondo Coco Gordon, “i suoi lavori non sono mai singole operazione assestanti di mail art, ma nascono da piccole storie, da incontri con le altre persone, da relazioni e riflessioni spontanee capaci di innescare nuovi apporti e nuove azioni al pensiero creativo” dando così completa autonomia alla comunicazione e rendendo questo nuovo modo di espressione totalmente libero, al di fuori di qualsiasi schema imposto e prefissato dal potere culturale e di conseguenza dal mercato ufficiale dell’arte.
Spesso viene associato al gruppo Fluxus per il carattere solitamente minimal-concettuale dei suoi progetti; il gruppo Fluxus è stato un vivace movimento internazionale che in quel periodo si distinse per una serie di azioni e interventi a carattere neodadaista. Dobbiamo segnalare che Ray Johnson non ha mai fatto parte del “Fluxus”, ma ha comunque condiviso le stesse problematiche e ”l’underground” prettamente sperimentale con molti artisti di questo raggruppamento. Precursore e convinto individualista. presenza enigmatica e nel contempo trasgressiva dell’arte contemporanea americana, nel 48, si era trasferito a New York iniziando una produzione di opere geometriche aderendo così al “Gruppo degli Artisti Astratti Americani”, per poi a metà degli anni '50 dedicarsi al collage, producendo centinaia di piccoli lavori che chiamò "moticos", quasi una sorta di “Pop Art” anticipatrice delle ricerche che a distanza di qualche anno verranno messe in campo con successo da Leo Castelli con il gruppo storico americano. Non sappiamo se era cosciente fino in fondo della portata innovativa e rivoluzionaria che stava apportando all’interno dell’arte . Oggi, a distanza di diversi anni ci appare uno dei personaggi più originali e influenti, e nel contempo, un grande pioniere solitario dell’arte visuale, influenzando il futuro dell'arte e divenendo altresì il punto di riferimento per nuove generazioni di giovani artisti.
Johnson ha sempre preferito lavorare su piccoli formati, precludendosi così l’appoggio del grande mercato dell’arte ufficiale, rifiutando spesso di esporre o vendere il proprio lavoro. Del resto, il mercato dell’arte preferisce le grandi dimensioni e una produzione creata appositamente per essere “mercificata” in senso commerciale, e quindi, poco interessato a tale situazione. Si direbbe, una ricerca del tutto “trasversale” rispetto alle proposte svolte in quel periodo da altri autori, che accoglie diversi mezzi espressivi con interventi che di fatto hanno creato attrito come del resto ha fatto, quasi nello stesso periodo, anche Guglielmo Achille Cavellini in Italia utilizzando la scrittura, il comportamento, la concettualità e persino l'ironia ben sapendo che questa era l’unica strada possibile da percorrere. Ray, non amava tanto essere chiamato un mail artista, e neanche essere considerato il pioniere della Mail Art, ma pensava di poter creare un nuovo gruppo di lavoro “Pre Pop Shop” tra Black Mountain e Pop Art. Secondo lui l’arte è vita, del resto, anche la parola “Moticos” utilizzata molto spesso deriva dalla parola osmotic, una specifica qualità caratterizzata da una reciproca influenza, uno scambio fra individui, una compenetrazione di idee, atteggiamenti e realtà culturali, insomma, un nuovo modo di pensare in un processo decisamente fluido e in evoluzione che si rivela in modo puntuale esaminando gli scritti e le azioni performative “Zen Nothings” svolte dall’artista americano. Oggi a distanza di 27 anni dalla morte il suo lavoro sperimentale dagli anni 60’ in poi è considerato dalla critica parte integrante del movimento Fluxus e persino originale anticipatore della Pop Art americana.
Ray Johnson (1927-1995)
Nato il 16 ottobre 1927 a Detroit, nel Michigan, i suoi primi anni di vita comprendevano lezioni sporadiche al Detroit Art Institute e un'estate alla Ox-Bow School di Saugatuck, nel Michigan. Nel 1945, Johnson lasciò Detroit per frequentare il progressivo Black Mountain College in North Carolina. Durante i suoi tre anni nel programma, ha studiato con un certo numero di artisti, tra cui Josef Albers, Jacob Lawrence, John Cage e Willem de Kooning. Trasferitosi a New York nel 1949, Johnson stringe amicizia tra Robert Rauschenberg e Jasper Johns, sviluppando una forma idiosincratica di Pop Art. Nei decenni successivi, Johnson divenne sempre più impegnato in performance e filosofia Zen, fondendo assieme la pratica artistica con la vita. Il 13 gennaio 1995 Johnson si suicidò, gettandosi da un ponte a Sag Harbor, New York, poi nuotando in mare e annegando. Nel 2002, un documentario sulla vita dell'artista chiamato How to Draw a Bunny, ci fa capire il suo lavoro di ricerca. Oggi, le sue opere si trovano nelle collezioni della National Gallery of Art di Washington, D.C., del Museum of Modern Art di New York, del Walker Art Center di Minneapolis e del Los Angeles County Museum of Art
Anche per quest’altra importante collaborazione si ringrazia l’Archivio Coco Gordon del Colorado (USA), per aver permesso la realizzazione di questo importante evento europeo su Ray Johnson e si comunica che è in svolgimento la catalogazione completa di circa 500 opere presenti nella Collezione Gordon di Colorado (USA) che presto verranno ufficialmente rese visibili anche online in modo stabile a scopo divulgativo e di consultazione presso la startup web “Sandro Bongiani Arte Contemporanea” di Salerno, https://www.sandrobongianivrspace.it/ per opportuni studi e approfondimenti sul lavoro innovativo svolto da questo importante artista pre-pop americano.
Salerno, 24 settembre 2022
BIOGRAFIA DI RAY JOHNSON
Ray Johnson, è stato un personaggio chiave nel movimento della Pop Art. Primariamente un collagista, è stato anche un precoce performer e un artista concettuale. Definito Il più famoso artista sconosciuto di New York, è considerato uno dei padri fondatori della Mail Art e un pioniere dell'uso della lingua scritta nell'arte visuale. In scena negli anni ' 60, il suo lavoro e il modo in cui che ha deciso di distribuirlo (tramite il servizio postale) ha influenzato il futuro dell'arte.
Nato il 16 ottobre 1927 a Detroit, nel Michigan, Johnson ha frequentato il Black Mountain College sperimentale con Robert Rauschenberg e Cy Twombly. Ray Johnson era un artista americano noto per la sua pratica innovativa di Correspondence Art. Una pratica basata su collage, il suo lavoro combina fotografia, disegno, performance e testo su distanze geografiche, attraverso la spedizione della posta. I progetti di Johnson includevano prestazioni concettualmente elaborate che si occupavano di relazioni interpersonali e disordini psichici. "sono interessato a cose e cose che si disintegrano o si disgregano, cose che crescono o hanno aggiunte, cose che nascono da cose e processi del modo in cui le cose mi accadono realmente", ha detto l'artista. I suoi primi anni di vita comprendevano lezioni sporadiche al Detroit Art Institute e un'estate alla Ox-Bow School di Saugatuck, nel Michigan. Nel 1945, Johnson lasciò Detroit per frequentare il progressivo Black Mountain College in North Carolina. Durante i suoi tre anni nel programma, ha studiato con un certo numero di artisti, tra cui Josef Albers, Jacob Lawrence, John Cage e Willem de Kooning. nel 1948, trascorse un po’ di tempo creando arte astratta e poi approdando al Dada con suoi collage che incorporano frammenti di fumetti, pubblicità e figure di celebrità. Johnson spesso rifiutava di partecipare a mostre in galleria e ha preferito creare una rete di corrispondenti di mailing e un nuovo modo di fare arte. Questo metodo di diffusione dell’arte divenne noto come la corrispondenza School di New York e ampliato per includere eventi improvvisati e cene. Trasferitosi a New York nel 1949, Johnson stringe amicizia tra Robert Rauschenberg e Jasper Johns, sviluppando una forma idiosincratica di Pop Art. Nei decenni successivi, Johnson divenne sempre più impegnato in performance e filosofia Zen, fondendo insieme la pratica artistica con la vita. Nel 1995 il corpo di Ray Johnson si suicidò, gettandosi da un ponte a Sag Harbor, New York, poi nuotando in mare e annegando. Le circostanze in cui è morto sono ancora poco chiare. Nel 2002, un documentario sulla vita dell'artista chiamato How to Draw a Bunny, ci fa capire il suo lavoro di ricerca. Oggi, le sue opere si trovano nelle collezioni della National Gallery of Art di Washington, D.C., del Museum of Modern Art di New York, del Walker Art Center di Minneapolis e del Los Angeles County Museum of Art. In questi ultimi anni tutto il suo lavoro sperimentale è stato rivalutato dalla critica come anticipatore della Pop Art e persino dell’arte comportamentale americana. (Sandro Bongiani).
SANDRO BONGIANI ARTE CONTEMPORANEA
Ray Johnson & Coco Gordon in “Collaborative collaborations”
Presentazione a cura di Sandro Bongiani con la collaborazione di Coco Gordon
In occasione di AMACI 18a Giornata del Contemporaneo 2022 viene presentata a Salerno la mostra di “Ray Johnson & Coco Gordon, Collaborative collaborations” con 76 opere originali ancora inedite facenti parte dell’Archivio Coco Gordon di Colorado (USA).
Con questa ultima mostra sono 5 importanti eventi e un progetto internazionale realizzati quest’anno tra aprile e novembre del 2022, dalla Collezione Bongiani Art Museum dedicati all’artista Ray Johnson. La mostra a cura di Sandro Bongiani con la collaborazione dell’artista americana Coco Gordon intende sottolineare la consapevolezza e la capacità di adattamento dei due artisti americani a una collaborazione sostenibile e necessaria per dialogare assieme e riformulare il corso del sistema dell’arte contemporanea. Una collaborazione durata oltre un ventennio di contatti e assidua frequenza, dagli anni 70 fino al 1995, anno della dipartita di Ray Johnson, collaborando attivamente assieme in interessanti scambi creativi che secondo noi era doveroso far conoscere.
Una frequentazione continua di contatti tra i due artisti sostenuta con incontri giornalieri, telefonate, appuntamenti, invii postali, foto, passeggiate, uscite di gruppo, cene, partecipazione a meeting e relative annotazioni telefoniche da parte di Coco Gordon. Ciò ha permesso a Coco di conservare e annotare per diverso tempo gran parte del materiale ricevuto da Ray, con una interessante documentazione da far conoscere se si vuol capire un po’ meglio il pensiero e il lavoro di Ray che stava svolgendo nei diversi anni di lavoro attraverso l’esperienza innovativa della New York Correspondence Art School.
Esemplare e per certi versi illuminanti sono le numerose annotazioni nel tempo che fa l’artista Coco Gordon ha fatto, presentati ora a margine di questo evento con una sorta di analisi ben più lucida e rigorosa del lavoro svolto da Ray, scrive: “non avevo ancora realizzato una raccolta di idee raccogliendo le risposte che ho ricevuto dagli amici del Pre Pop Shop di Ray fino a poco tempo fa, che ora ho fatto per essere condiviso in questo importante evento di Ray Johnson in Italia presso la Galleria Sandro Bongiani Vrspace raccogliendo le caratteristiche e le sfumature personali di Ray Johnson per un ritratto il più possibile fedele, fatto di parole, appunti telefonate, oggetti e pensieri ora finalmente dichiarati.
A distanza di 60 anni dalla nascita della Mail Art (1962) e a 50 anni esatti (1972) dalla prima e unica mostra in Italia di Ray Johnson presso la Galleria Schwarz a Milano di Arturo Schwarz, ritorna in Italia un’altro importante evento dell’artista americano caratterizzato da scambi e relazioni fra individui in una compenetrazione di idee, atteggiamenti e riflessioni, in un processo decisamente fluido e in evoluzione che si rivela appieno esaminando le opere, gli scritti e le azioni performative svolte dall’artista americano. Oggi a distanza di 27 anni dalla morte il suo lavoro sperimentale dagli anni 60’ in poi è considerato dalla critica ufficiale parte integrante del movimento Fluxus e persino originale anticipatore della Pop Art americana.
Dopo questo altro importante evento verrà fatta la catalogazione di circa 500 opere presenti nella Collezione Gordon di Colorado (USA) che presto verranno ufficialmente rese visibili anche online, in modo stabile a scopo divulgativo e di consultazione presso la startup web “Sandro Bongiani Arte Contemporanea” di Salerno, https://www.sandrobongianivrspace.it/ per opportuni studi e approfondimenti sul lavoro innovativo svolto da questo importante artista pre-pop americano.
Ray Johnson (1927-1995)
Nato il 16 ottobre 1927 a Detroit, nel Michigan, i suoi primi anni di vita comprendevano lezioni sporadiche al Detroit Art Institute e un'estate alla Ox-Bow School di Saugatuck, nel Michigan. Nel 1945, Johnson lasciò Detroit per frequentare il progressivo Black Mountain College in North Carolina. Durante i suoi tre anni nel programma, ha studiato con un certo numero di artisti, tra cui Josef Albers, Jacob Lawrence, John Cage e Willem de Kooning. Trasferitosi a New York nel 1949, Johnson stringe amicizia tra Robert Rauschenberg e Jasper Johns, sviluppando una forma idiosincratica di Pop Art. Nei decenni successivi, Johnson divenne sempre più impegnato in performance e filosofia Zen, fondendo insieme la pratica artistica con la vita. Il 13 gennaio 1995 Johnson si suicidò, gettandosi da un ponte a Sag Harbor, New York, poi nuotando in mare e annegando. Nel 2002, un documentario sulla vita dell'artista chiamato How to Draw a Bunny, ci fa capire il suo lavoro di ricerca. Oggi, le sue opere si trovano nelle collezioni della National Gallery of Art di Washington, D.C., del Museum of Modern Art di New York, del Walker Art Center di Minneapolis e del Los Angeles County Museum of Art.
Si ringrazia l’Archivio Coco Gordon del Colorado (USA), per aver permesso la realizzazione di questo altro importante evento europeo su Ray Johnson.
SALERNO
Sandro Bongiani Vrspace
Opening 2 ottobre 2022 h. 18:00
Dal 2 ottobre al 26 novembre 2022
TITOLO: Ray Johnson & Coco Gordon in “Collaborative collaborations”
LUOGO: Sandro Bongiani Vrspace
CURATORI: Sandro Bongiani e Coco Gordon
INDIRIZZO: Via S. Calenda 105/D
ORARI: tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00
TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 3937380225
E-MAIL INFO: bongianimuseum@gmail.com
SITO UFFICIALE: https://www.sandrobongianivrspace.it/